Dice la canción

Abrazame de Il Divo

album

Amor & Pasión

30 de octubre de 2015

Significado de Abrazame

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La canción "Abrazame" interpretada por Il Divo, del álbum "Amor & Pasión", pertenece al género de opera pop y balada. Esta pieza musical, cuya letra no nos ha sido proporcionada pero que denota una historia profunda y rica en significado, se centra en la narrativa de un mercader judío llamado Abraam y su encuentro con un cristiano llamado Giannotto di Civignì.

El relato narra cómo Giannotto, motivado por la preocupación de que el alma de su amigo judío se pierda debido a su falta de fe cristiana, lo insta a convertirse al cristianismo. A pesar de las dudas del judío, Giannotto persiste en sus esfuerzos por convencerlo, mostrándole las razones por las cuales considera que la fe cristiana es superior.

Cuando finalmente el judío acepta convertirse al cristianismo bajo la condición de visitar Roma y ver al papa y a los cardenales para confirmar si realmente la religión católica es más pura que la suya. Tras observar la lujuria, avaricia y otras prácticas cuestionables que imperan en la corte papal, el judío vuelve desilusionado a París. Sin embargo, al ser interrogado por Giannotto sobre su experiencia en Roma, sorprende a todos al afirmar que ahora está dispuesto a abrazar la fe cristiana debido a los pecados flagrantes cometidos por aquellos en posiciones eclesiásticas.

Este relato refleja una crítica hacia las prácticas corruptas e hipócritas presentes en ciertos sectores religiosos de la época. La historia muestra cómo las acciones humanas pueden ser juzgadas con mayor severidad cuando provienen de figuras eminentes o representantes religiosos. La obra invita a reflexionar sobre la importancia de vivir principios éticos genuinos independientemente del cargo o posición social que se ostente.

La trama presenta una narrativa compleja que aborda temas como la conversión religiosa, el juicio moral y las contradicciones entre lo profeso y lo practicado. A través del personaje del judío Abraam se evidencia cómo las experiencias personales pueden impactar profundamente nuestras creencias y valores fundamentales.

En resumen, "Abrazame" de Il Divo ofrece una mirada introspectiva sobre las dinámicas delicadas entre fe, moralidad e integridad personal; explorando el poder transformador tanto interior como exterior que puede tener un encuentro humano significativo en nuestras vidas.

Cabe mencionar que sin conocer directamente la letra completa de la canción proporcionada ni otros datos específicos como productores o inspiraciones detrás de ella, este análisis se basa únicamente en el contexto proporcionado acerca del tema tratado en la obra musical antes mencionada.

Interpretación del significado de la letra realizada con IA.

Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va in corte di Roma; e, veduta la malvagità de' cherici, torna a Parigi e fassi cristiano.

La novella di Panfilo fu in parte risa e tutta commendata dalle donne; la quale diligentemente ascoltata e al suo fine essendo venuta, sedendo appresso di lui Neifile, le comandò la reina che, una dicendone, l'ordine dello incominciato sollazzo seguisse. La quale, sì come colei che non meno еra di cortesi costumi che di bellеzza ornata, lietamente rispose che volentieri, e cominciò in questa guisa:

-- Mostrato n'ha Panfilo nel suo novellare la benignità di Dio non guardare a' nostri errori, quando da cosa che per noi veder non si possa procedano; e io nel mio intendo di dimostrarvi quanto questa medesima benignità, sostenendo pazientemente i difetti di coloro li quali d'essa ne deono dare e colle opere e colle parole vera testimonianza, il contrario operando, di se' argomento d'infallibile verità ne dimostri, acciò che quello che noi crediamo con più fermezza d'animo seguitiamo.

Sì come io, graziose donne, già udii ragionare, in Parigi fu un gran mercatante e buono uomo, il quale fu chiamato Giannotto di Civignì, lealissimo e diritto e di gran traffico d'opera di drapperia; e avea singulare amistà con uno ricchissimo uomo giudeo, chiamato Abraam, il qual similmente mercatante era e diritto e leale uomo assai. La cui dirittura e la cui lealtà veggendo Giannotto, gl'incominciò forte a increscere che l'anima d'un così valente e savio e buono uomo per difetto di fede andasse a perdizione. E per ciò amichevolmente lo cominciò a pregare che egli lasciasse gli errori della fede giudaica e ritornasse alla verità cristiana, la quale egli poteva vedere, sì come santa e buona, sempre prosperare e aumentarsi; dove la sua, in contrario, diminuirsi e venire al niente poteva discernere.

Il giudeo rispondeva che niuna ne credeva né santa né buona fuor che la giudaica, e che egli in quella era nato e in quella intendeva e vivere e morire; né cosa sarebbe che mai da ciò il facesse rimuovere. Giannotto non stette per questo che egli, passati alquanti dì, non gli rimovesse simiglianti parole, mostrandogli, così grossamente come il più i mercatanti sanno fare, per quali ragioni la nostra era migliore che la giudaica. E come che il giudeo fosse nella giudaica legge un gran maestro, tuttavia, o l'amicizia grande che con Giannotto avea che il movesse, o forse parole le quali lo Spirito Santo sopra la lingua dell'uomo idiota poneva che sel facessero, al giudeo cominciarono forte a piacere le dimostrazioni di Giannotto; ma pure, ostinato in su la sua credenza, volger non si lasciava.

Così come egli pertinace dimorava, così Giannotto di sollecitarlo non finava giammai, tanto che il giudeo, da così continua instanzia vinto, disse: « Ecco, Giannotto, a te piace che io divenga cristiano, e io sono disposto a farlo, sì veramente che io voglio in prima andare a Roma, e quivi vedere colui il quale tu dì che è vicario di Dio in terra, e considerare i suoi modi e i suoi costumi e similmente dei suoi fratelli cardinali; e se essi mi parranno tali che io possa tra per le tue parole e per quelli comprendere che la vostra fede sia migliore che la mia, come tu ti se' ingegnato di dimostrarmi, io farò quello che detto t'ho; ove così non fosse, io mi rimarrò giudeo come io mi sono. »

Quando Giannotto intese questo, fu in se' stesso oltremodo dolente, tacitamente dicendo: « Perduta ho la fatica, la quale ottimamente mi parea avere impiegata, credendomi costui aver convertito; per ciò che, se egli va in corte di Roma e vede la vita scelerata e lorda de' cherici, non che egli di giudeo si faccia cristiano, ma, se egli fosse cristiano fatto, senza fallo giudeo si ritornerebbe. » E a Abraam rivolto disse: « Deh, amico mio, perché vuoi tu entrare in questa fatica e così grande spesa, come a te sarà d'andare di qui a Roma? senza che, e per mare e per terra, a un ricco uomo come tu se', ci è tutto pien di pericoli. Non credi tu trovar qui chi il battesimo ti dea? E, se forse alcuni dubbi hai intorno alla fede che io ti dimostro, dove ha maggiori maestri e più savi uomini in quella, che son qui, da poterti di ciò che tu vorrai o domanderai dichiarire? Per le quali cose al mio parere questa tua andata è di soperchio. Pensa che tali sono là i prelati quali tu gli hai qui potuti vedere e puoi, e tanto ancor migliori quanto essi son più vicini al pastor principale. E perciò questa fatica, per mio consiglio, ti serberai in altra volta a alcuno perdono, al quale io per avventura ti farò compagnia. »

A cui il giudeo rispose: « Io mi credo, Giannotto, che così sia come tu mi favelli, ma, recandoti le molte parole in una, io son del tutto, se tu vuogli che io faccia quello di che tu m'hai cotanto pregato, disposto a andarvi, e altramenti mai non ne farò nulla. »

Giannotto, vedendo il voler suo, disse: « E tu va' con buona ventura! » e seco avvisò lui mai non doversi far cristiano, come la corte di Roma veduta avesse; ma pur, niente perdendovi, si stette.

Il giudeo montò a cavallo, e, come più tosto potè, se n'andò in corte di Roma, là dove pervenuto dà suoi giudei fu onorevolmente ricevuto. E quivi dimorando, senza dire a alcuno per che andato vi fosse, cautamente cominciò a riguardare alle maniere del papa e de' cardinali e degli altri prelati e di tutti i cortigiani; e tra che egli s'accorse, sì come uomo che molto avveduto era, e che egli ancora da alcuno fu informato, egli trovò dal maggiore infino al minore generalmente tutti disonestissimamente peccare in lussuria, e non solo nella naturale, ma ancora nella soddomitica, senza freno alcuno di rimordimento o di vergogna, in tanto che la potenzia delle meretrici e de' garzoni in impetrare qualunque gran cosa non v'era di picciol potere. Oltre a questo, universalmente gulosi, bevitori, ebriachi e più al ventre serventi a guisa d'animali bruti, appresso alla lussuria, che a altro, gli conobbe apertamente. E più avanti guardando, in tanto tutti avari e cupidi di denari gli vide, che parimente l'uman sangue, anzi il cristiano, e le divine cose, chenti che elle si fossero, o a' sacrifici o a' benefici appartenenti, a denari e vendevano e comperavano, maggior mercatantia faccendone e più sensali avendone che a Parigi di drappi o di alcun'altra cosa non erano, avendo alla manifesta simonia 'procureria' posto nome, e alla gulosità 'substentazioni', quasi Idio, lasciamo stare il significato de' vocaboli, ma la 'ntenzione de' pessimi animi non conoscesse, e a guisa degli uomini a' nomi delle cose si debba lasciare ingannare. Le quali cose, insieme con molte altre le quali da tacer sono, sommamente spiacendo al giudeo, sì come a colui che sobrio e modesto uomo era, parendogli assai aver veduto, propose di tornare a Parigi, e così fece.

Al quale, come Giannotto seppe che venuto se n'era, niuna cosa meno sperando che del suo farsi cristiano, se ne venne, e gran festa insieme si fecero; e poi che riposato si fu alcun giorno, Giannotto il domandò quello che del santo Padre e de' cardinali e degli altri cortigiani gli parea.

Al quale il giudeo prestamente rispose: « Parmene male che Idio dea a quanti sono; e di coti così che, se io ben seppi considerare, quivi niuna santità, niuna divozione, niuna buona opera o essemplo di vita o d'altro in alcuno che cherico fosse veder mi parve; ma lussuria, avarizia e gulosità, fraude, invidia e superbia e simili cose e piggiori, se piggiori essere possono in alcuno, mi vi parve in tanta grazia di tutti vedere, che io ho più tosto quella per una fucina di diaboliche operazioni che di divine. E per quello che io estimi, con ogni sollecitudine e con ogni ingegno e con ogni arte mi pare che il vostro pastore, e per consequente tutti gli altri, si procaccino di riducere a nulla e di cacciare del mondo la cristiana religione, là dove essi fondamento e sostegno esser dovrebber di quella. E per ciò che io veggio non quello avvenire che essi procacciano, ma continuamente la vostra religione aumentarsi e più lucida e più chiara divenire, meritamente mi par di scerner io Spirito Santo esser d'essa, sì come di vera e di santa più che alcun'altra, fondamento e sostegno. Per la qual cosa, dove io rigido e duro stava a' tuoi conforti e non mi volea far cristiano, ora tutto aperto ti dico che io per niuna cosa lascerei di cristian farmi. Andiamo adunque alla chiesa: e quivi, secondo il debito costume della vostra santa fede, mi fa battezzare. »

Giannotto, il quale aspettava dirittamente contraria conclusione a questa, come lui così udì dire fu il più contento uomo che giammai fosse. E a Nostra Dama di Parigi con lui insieme andatosene, richiese i cherici di là entro che a Abraam dovessero dare il battesimo. Li quali, udendo che esso l'addomandava, prestamente il fecero; e Giannotto il levò del sacro fonte e nominollo Giovanni, e appresso a gran valenti uomini il fece compiutamente ammaestrare nella nostra fede, la quale egli prestamente apprese: e fu poi buono e valente uomo e di santa vita. --

Letra traducida a Español

Abraam, un judío estimulado por Giannotto de Civignì, fue a la corte de Roma; y, tras ver la maldad de los clérigos, regresó a París y se hizo cristiano.

La historia de Panfilo fue en parte objeto de risas y totalmente alabada por las mujeres; la cual, después de ser escuchada con atención y llegar a su fin, mientras se sentaba junto a él Neifile, la reina le ordenó que continuara el relato del entretenimiento comenzado. Y ella, como quien no solo era cortés en sus modales sino también hermosa, respondió alegremente que lo haría con gusto y comenzó de esta manera:

-- Panfilo nos ha mostrado en su narración la benignidad de Dios al no tener en cuenta nuestros errores cuando surgen cosas que no podemos ver; y yo me propongo demostrarles cuánto esta misma benignidad sostiene pacientemente los defectos de aquellos que deberían dar testimonio verdadero tanto con obras como con palabras, mostrando así lo contrario una verdad infalible. De este modo podremos seguir aquello en lo que creemos con mayor firmeza.

Así como yo escuché decir entre ustedes, hermosas damas, hubo en París un gran mercader y buen hombre llamado Giannotto de Civignì, muy leal y recto en su oficio de comercio de telas; tenía una amistad singular con un hombre judío muy rico llamado Abraam, quien también era mercader y un tipo muy recto y leal. Al ver Giannotto la rectitud y lealtad en Abraam, comenzó a increparle fuertemente sobre cómo el alma de tal valiente hombre podría ir a la perdición por falta de fe. Por ello se puso a rogarle amistosamente que abandonara los errores de la fe judía y volviera a la verdad cristiana, que podía observar siempre prosperandoy expandiéndose; mientras que su propia fe podía decaer hasta desaparecer.

El judío respondía que no creía ni santa ni buena ninguna religión excepto la judía, en la cual había nacido y quería vivir y morir; nada podría hacerle cambiar de opinión. Sin embargo, Giannotto no cejó ante esto e insistió unos días más tarde con palabras similares para mostrarle —tan toscamente como suelen hacerlo los mercaderes— las razones por las cuales nuestra fe era mejor que la judía. A pesar de ser el judío un gran maestro conforme a la ley judía, ya sea por la inmensa amistad que tenía con Giannotto o quizás por las palabras inspiradas que el Espíritu Santo hacía surgir en su lengua simple comenzaron a gustarle mucho las demostraciones del comerciante; pero aún así permaneció obstinado en su creencia.

En medio de tal persistencia por parte del judío, Giannotto nunca cesó en sus esfuerzos hasta que finalmente Abraam dijo: “Mira, Giannotto deseas que me haga cristiano; estoy dispuesto a hacerlo si antes voy a Roma para ver al quien tú dices es el vicario de Dios en la tierra y observar sus modos y costumbres así como los hábitos de sus hermanos cardenales. Si ellos me parecen tales como me has hecho entender acerca del valor superior de vuestra fe frente a mi propia fe entonces haré lo que has dicho; si no es así me quedaré siendo judío como lo soy”.

Cuando Giannotto oyó esto se sintió extremadamente apenado internamente diciendo: “He perdido mis esfuerzos creyendo haberlo convencido; pues si va a Roma verá la vida impura e inmoral de los clérigos. No solo dejará atrás el judaísmo sino incluso si llegara a convertirse sería sin duda un regreso al judaísmo”. Y dirigiéndose a Abraam dijo: “Oh amigo mío por qué deseas emprender este viaje tan arduo? Tanto por mar como por tierra lleno está esto para un rico como tú lleno de peligros. No crees poder hallar aquí alguien capaz darte el bautismo? Además tenemos aquí maestros más sabios que te podrán aclarar cualquier duda respecto a nuestra fe. Por estas razones opino que tu viaje es innecesario. Piensa cómo son allá los prelados comparados contigo quienes has podido ver aquí”.

A lo cual el judío respondió: “Creo lo que dices Giannotto pero resumiendo tu argumentación aceptaré irsi quieres tratarme para hacerme cristiano o nunca haré nada”.

Giannotto viendo su deseo dijo: “¡Vaya pues con buena fortuna!” aunque desdeñaba dentro sí debía hacerse cristiano al ver Roma pero aun así no perdió toda esperanza.

El judío montó sobre su caballo e inmediatamente partió hacia la corte romana donde fue honorablemente recibido por sus correligionarios. Allí permaneciendo sin decir nada del motivo pudo empezar cuidadosamente observar las maneras del papa ,los

Traducción de la letra realizada con IA.

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